In Atlante Emozionale abbiamo sperimentato una convivenza delle differenze: “Convivere vuol dire rispettarsi, fare passi gli uni verso le altre, preoccuparsi delle esigenze di tutte, mettere da parte l’orgoglio e ammettere che la nostra visione del mondo è guidata da pregiudizi che spesso non siamo coscienti di avere, e che prestando attenzione alla narrazione della realtà che facciamo a noi stessi e al mondo possiamo contribuire al benessere di tutte” (Acanfora F., La “Convivenza delle Differenze”, in Autismo, comunicazione & inclusione, Gennaio 26, 2021).
Il canale che abbiamo usato è quello non verbale e simbolico, accessibile a ogni persona.
La danzaterapia clinica è infatti una pratica di inclusione e in cui la relazione diviene il luogo in cui prendersi cura. Un luogo in cui accogliere, contenere e rispecchiare l’esperienza di ciascun*, in cui ogni emozione è legittimata e ogni corpo validato. Non è la persona ad adattarsi alla pratica ma è la metodologia che si adatta ad ogni persona.
Quando parliamo di “danzaterapia clinica”, ci riferiamo ad una metodologia ben precisa, specifica, che tende all’integrazione fisica, emotiva, relazionale della persona e vuole promuovere una maturità affettiva e psicosociale.
La danzaterapia clinica cerca di sollecitare attraverso attività motivanti e significative una maggiore consapevolezza di sé, del proprio corpo, delle potenzialità comunicative e creative del movimento.
Nella Danzaterapia Clinica sono il corpo e le emozioni a farci da guida, ed è un‘esperienza di insieme. Si è insieme agli altri, allo spazio, agli oggetti, alla musica, a sé stessi. Ogni persona ne esce trasformata, con un maggior senso di appartenenza, di benessere e di accresciuta autostima.
Il suo scopo è l’emersione di quanto giace sommerso in noi attraverso il movimento e il corpo, senza giudizio né interpretazione. Il lavoro in gruppo offre l’occasione di conoscere sè stessi attraverso l’incontro con gli altri corpi, di decostruire e ri-costruire l’immagine di sé.
La danzamovimentoterapia clinica cerca di recuperare il senso di ogni gesto, agendo sulla sfera emotiva, cognitiva e sociale, stimolando la creatività e portando maggior benessere psico fisico in ciascun soggetto.
Il corpo immagazzina sensazioni e memorie, che la danzaterapia aiuta a riconoscere e portare alla luce. Accrescere il vocabolario corporeo serve quindi ad accedere a nuove dimensioni della coscienza di sé, oltre a sviluppare una propensione alla comunicazione.
Per Danzaterapia si intende quindi l’utilizzo terapeutico del movimento, finalizzato a ritrovare una propria unità psicocorporea; la specificità della Danzaterapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e al processo creativo, che sono i modi attraverso cui si valuta e si interviene, all’interno di processi interpersonali che hanno come scopo la positiva evoluzione della persona.
La metodologia può essere applicata in tutti i contesti offrendo un prezioso spazio di espressione adatto anche a chi ha difficoltà nell’espressione verbale, poiché il movimento supera ogni barriera linguistica, parlando attraverso un livello emozionale e superando le barriere del pregiudizio avvicina e crea un senso di appartenenza, sicurezza e benessere.
È dottoressa in Scienze e Tecniche Psicologiche, danzatrice formata in diversi stili, Danzaterapeuta Clinica APID®, docente di danzaterapia e di tecniche psicocorporee. La capacità di rendere il suo approccio inclusivo e attento caratterizza il suo metodo; lavora da anni con diversi tipi di utenze: minori, anziani, adolescenti, persone con vissuti traumatici, persone con disabilità fisiche e psichiche.